RoboCop


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RoboCop è un film del 1987 diretto da Paul Verhoeven.

Verhoeven è un regista olandese, forse il più noto del suo paese, riuscitosi ad affermare a livello mondiale con film come Atto di forza e Basic Instinct oltre che, appunto, Robocop, il suo primo film di successo. Robocop è ambientato in una Detroit distopica in preda alla delinquenza. La OCP, classica multinazionale senza scrupoli, si accorda con l’amministrazione cittadina per ristabilire la sicurezza ed edificare una nuova città utopistica, Delta City. Per proteggerla dai criminali, verrà resuscitato Alex Murphy, un poliziotto appena deceduto, trasformandolo nel cyborg Robocop.

La sceneggiatura era stata rifiutata da numerosi grandi registi di Hollywood prima che arrivasse a Paul Verhoeven (allora sconosciuto), forse perché convinti che da questa trama non potesse che uscirne un banale film d’azione. Ma Verhoeven, allora sconosciuto, riuscì perfettamente nell’intento di umanizzare il protagonista cyborg che alla fine, risulterà molto più empatico dei suoi cinici avversari della OCP. Ma la cosa più pregevole è che riuscì nell’impresa di dare un’impronta ibrida del film, che mixa scene d’azione leggere con cupe tematiche cyberpunk, e una buona dose di violenza con interessanti trovate umoristiche (ad esempio, quando Robocop centra un violentatore nei genitali).

 

Grande cura fu data agli effetti speciali, realizzati in maniera del tutto artigianale. Il costume di RoboCop, costruito in lattice ed alluminio era così ingombrante che, ad esempio, #PeterWeller era costretto a usare solo la parte superiore dell’armatura nell’auto e semplice biancheria intima nella parte inferiore. Il robot malvagio fu animato con storiche tecniche usate per l’animazione, proponendo in sequenza singoli fotogrammi statici. Anche gli aspetti sonori furono curati con cura, e il film ebbe numerosi premi legati alla colonna e al montaggio sonoro, tra cui due premi Oscar.

Generalmente ho l’abitudine di evidenziare anche gli elementi che, a mio personale, sono più deboli e anche nel caso di Robocop non farò eccezione. Il protagonista, pur tormentato, non è un personaggio profondo, altrettanto lo è la storia: molto lineare. E i presupposti narrativi che la rinascita di un uomo morto in un cyborg erano notevoli. Questa scarsa profondità ha probabilmente contribuito a rendere le numerose opere derivate pallide imitazioni del RoboCop di Verheven, che riuscì, nonostante questo limite, a creare una icona degli anni ’80.

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art by Impicciatore Walter

RoboCop art A. Fara

Art by A. Fara

Di Alex Zaum

Fantomas “un secolo di cattiveria”


 

(Illustrazione di K. Thole, tratta dal libro Fantoms un secolo di terrore 

di Alfredo Castelli, Coniglio editore)

 

A un secolo dalla sua nascita, forse non tutti sanno chi è Fantomas. Nel primo volume delle sue avventure, viene presentato così:

– Fantomas!

– Come dite?

– Ho detto … Fantomas.

– E cosa significa?

– Tutto … e niente!

– E allora chi è?

– Nessuno. Eppure è qualcuno!

– Ma, insomma, che cosa fa questo qualcuno?

– Fa paura!

(Sotto un’altra illustrazione di K. Thole)

Nel 2011, Fantomas ha compiuto un secolo. Nasce nel 1911, in una serie di romanzi (32) ad opera di Pierre Souvestre e Marcel Allain per l’editore parigino Arthéme Fayard. Nasce su commissione: Fayard incarica Souvestre e Allain, di elaborare un personaggio che potesse competere con la concorrenza. In breve, riutilizzando personaggi e canovacci di alcune loro opere precedenti (L’ispettore Juve, J. Fandor e anche il giudice istruttore Fuselier, erano i protagonisti di romanzi già pubblicati) elaborarono una proposta  che intitolarono Fantomus… ma leggenda volle che, l’editore miope leggesse Fantomas… e Fantomas fu.

Pierre Suvestre (a sinistra) e Marcel Allain in due foto dell’epoca.

Pierre Wilhem Daniel Souvestre nasce il 1° Giugno 1874 e muore il 26 Febbraio 1914 a soli 39 anni per congestione polmonare. Quando incontra Allain, Souvestre è già conosciuto nei circoli letterari dell’epoca, appariva su testate come: La Presse, Les Débats, Le Petit Journal, La Soir, L’Auto (era anche appassionato di automobilismo, aveva fondato un garage e dedicato molti scritti ai mezzi di trasporto industriali) e il quotidiano Comoedia. Su quest’ultima testata pubblicava una serie di racconti dedicati ai crimini fuori dal comune (che torneranno utili in Fantomas) mentre sull’Auto, verranno pubblicati i primi racconti scritti insieme ad Allain in cui appariranno i principali personaggi che poi faranno parte dell’universo fantomasiano. Gli esperti considerano Souvestre il migliore tra i due genitori del nostro cattivo per una scrittura più raffinata ed equilibrata.

Pascal Marie Edouard Marcel Allain nasce il 15 Settembre 1885, studia legge (sarebbe dovuto diventare avvocato), ma il suo sogno era diventare scrittore. Nel 1907, grazie ad una comune amica, conosce Souvestre. Il loro rapporto inizia come dipendente e datore di lavoro: Souvestre ha appena fondato la rivista Poids Lourds (dedicata ai mezzi di trasporto industriali), e cerca un segretario. Nel 1909 scrivono il primo romanzo a quattro mani – Le Rour – con protagonista Germain Fuselier, magistrato detective (che verrà recuperato per il ciclo di Fantomas), pubblicato su L’Auto. Nel 1910 seguirà il romanzo L’ Empreinte, in cui apparirà per la prima volta l’ ispettore Juve e il giornalista Jerome Fandor (che diverrano, l’ anno dopo, gli implacabili antagonisti di Fantomas). Segue, sempre nal 1910, La Royalda, sempre con l’ispettore Juve, pubblicati sul quotidiano Comoedia, infine, l’anno seguente, è la volta del re del terrore, che terminerà la sua corsa nel volume N° 32, titolato la fine di Fantomas. Nel 1914 muore Souvestre. Nel 1925, Allain, risolti i problemi sui diritti di proprietà del personaggio, di cui è ormai unico detentore, in barba al fatto che i protagonisti del primo ciclo di avventure erano morti e sepolti nel naufragio de Gigantic, li riprende in mano resuscitandoli tutti e senza tante spiegazioni, scrive un ciclo di nuove avventure di Fantomas in 34 dispense settimanali. L’accoglienza è tiepida. Un pò deluso, Allain, dedica la sua attenzione alla creazione di personaggi nuovi e pù moderni. Nascono così: Tigris, Fatala, miss Teria, Ferocias … tornerà ancora a Fantomas nel 1933 e continuerà a riprenderlo in varie forme edtoriali fino al 1963, dove, alla fine troviamo Fantomas e Juve intrappolati in un razzo che decolla verso lo spazio. Sarà finita davvero questa volta, chi sà ?…

Allain in totale scrisse circa 400 opere, ottenendo successo con molte di esse, ma, curiosamente, viene ricordato solo per Fantomas. Si interessò di cinema, fumetto e nuove tecologie. In vecchiaia raccontò, in articoli, interviste radiofoniche e televisive, molti retroscena e aneddoti sulla nascita di Fantomas e sulla stesura delle sue avventure. Muore a Saint Germain en Laye, il 25  Agosto 1969.

Tigris (2) di Marcel AllainFatala di Marcel Allain

Miss Teria di Marcel AllainFerocias di Marcel Allain

 

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Sotto: Pubblicità originale dell’ editore Fayard per la prima serie di volumi (1911) pubblicata sui quotidiani. 

Pubblicità originale Fantomas

I 32 romanzi originali, invece dell’ abituale passaggio a piè pagina dei quotidiani, come d’ uso all’ epoca, uscirono direttamente in forma di libro: volumetti brossuratti 12×19, di circa 300/400 pagine l’ uno, con cadenza mensile. A parte l’ illustrazione del primo volume di cui non si conosce l’autore, le rimanenti 31 copertine furono realizzate da un illustratore intaliano immigrato in Francia: Gino Storace, di origini napoletane. Le copertine non sono particolarmente belle, ma curate e alcune azzecate.

Sotto: alcune copertine dell’ edizione originale illustrate da Gino Storace. 

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Sotto una riedizione del 1932 della prima serie, curata personalmente da Allain, ricopertinata con delle fotografie che imitano le illustrazioni di Storace e con i titoli rimaneggiati in modo da contenere sempre il nome Fantomas. L’idea di illustrare le copertine con le fotografie pare si debba a Georges Simenon (autore del commissario Maigret), a quel tempo pubblicato da Fayard.

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